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11 dicembre 2013

SUB-CULTURE DAL 20.12.2013 AL 08.02.2014

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SUB-CULTURE

Personale di Jacopo Pischedda

a cura di Gaia Pasi e Stefania Margiacchi

 

Un Tubo, vicolo del luparello 2, 53100, Siena

lun|sab – 18:00|01:00

www.untubo.it – (+39) 0577 271312

 

Vernissage: 20/12/2013 ore 17:00

 

Dal 20/12/2013 al 20/01/2014

 

 

SUBCULTURE è il titolo della personale di JACOPO PISCHEDDA (Siena, 1983). La mostra curata da Gaia Pasi e Stefania Margiacchi, inaugura venerdì 20 dicembre dalle ore 17:00 ad Untubo, vicolo del Luparello 2, Siena e sarà visitabile dal lunedì al sabato, dalle ore 18:00 alle 01:00, fino al 20 gennaio 2014.

 

 

Il lavoro di Jacopo Pischedda è complesso e porta con se le estroflessioni mentali di un artista che fonde e ri-plasma, nel supporto scelto, un percorso tecnico ed artistico che procede parallelamente su due binari: la formazione tecnico-artistica da un lato e quella psicologica dall’altro. Da un lato il diploma in geometra gli ha dato la capacità del disegno tecnico, l’Accademia quello del disegno libero e della (ri)scoperta della sperimentazione artistica; dall’altro, Psicologia le competenze per compiere una tragica ricerca attraverso la psiche.

C’è ricerca, una continua ricerca, nel suo lavoro, che passa attraverso la conoscenza e la sperimentazione e il rischio di superare dei confini psichici e pittorici tanto da cadere, alle volte, vittima dell’horror vaqui della tela, e l’osservatore si lascia cadere, insieme a lui, in deliri metafisici-pop.

È immediato il richiamo a Basquiat e, laddove il messaggio non vuole essere un gioco da decifrare, ma un qualcosa di più chiaro e immediato, certi corpi – e ci riferiamo alla produzione ad olio – ricordano i nudi di Jenny Sauville.

C’è violenza catartica nei cardinali e nei papi che si trasfigurano in demoni, aggressività graffiante negli animali che restano intrappolati, rinchiusi nel tratto spesso del disegno, un’energia esplosiva nei corpi coperti dal colore, che inonda la tela grazie al getto del colore puro gettato sul supporto attraverso l’utilizzo dell’estintore – decontestualizzando il mezzo utilizzato per gli interventi sulla strada – una componente lirica in Moby Dick che si muove in una tela verde acqua, il colore del mare o del cielo, una tragica e drammatica immagine, infine, di una ascensione post-moderna – le gambe che salgono, lasciano nell’immanenza la disabilità.

I suoi materiali sono gli acrilici, i pennarelli, le biro, gli uni-posca e tutto ciò che possa permettere la trasmissione di un messaggio immediato, veloce e sintetico; i suoi supporti vanno dalla carta alla tela, dai pannelli di legno alla strada.

 

 

Jacopo Pischedda (1983) è nato a Siena, dove vive e lavora.

Il primo approccio con l’arte avviene durante gli studi di geometra presso l’Istituto Bandini di Siena. Il profumo di muffa  e l’odore del colore ad olio presso Palazzo Patrizi, dove espongono Renzetti e La Favia, stimolano, nell’allora quindicenne, il desiderio alla pittura.

Inizia gli studi in Psicologia, che continua per due anni per poi decidere di spostare la sua energia verso l’arte, entra quindi in Accademia a Firenze non tanto per raffinare la tecnica pittorica quanto piuttosto per confrontarsi con diversi linguaggi. Infine frequenta la Statale di Milano dove si laurea in Storia dell’Arte e Arti Visuali.

Ha partecipato a mostre collettive e personali  presso l’Ex Chiesa di San Carlo dei Barnabiti (Firenze), ha esposto il suo lavoro come street artist in spazi occupati a Firenze e Siena, e a Milano con due personali, “Bovina art Market” (2009) e “Urban Vision” (2010), entrambe presso il KOD ART FACTORY.