Blog Post

Novità / News
24 maggio 2013

Clet Abraham | STREET CODE | 24 maggio – 30 giugno 2013

|
0 Comment

STREET CODE è il titolo della prima personale senese di CLET ABRAHAM (Quimper, Bretagna, Francia, 1966) artista francese, attivo in Italia dal 1990. La mostra curata da Gaia Pasi,inaugura venerdì 24 maggio dalle ore 19:00 ad Untubo, vicolo del Luparello 2, Siena e sarà visitabile dal lunedì al sabato, dalle ore 13:00 alle 01:00,fino al 30 giugno 2013.

[print_gllr id=2157]

STREET CODE vuol dire Codice Stradale. Il codice della strada è un complesso di norme emanate per regolare la circolazione dei pedoni, dei veicoli e degli animali.

Il complesso della segnaletica stradale è suddiviso in cinque tipologie generali: segnali verticalisegnaletica manualesegnali orizzontalisegnali luminosisegnali e attrezzature complementari.

Come le note musicali, quello della segnaletica stradale è uno dei linguaggi più diffusi al mondo, ciò fa sì che per esempio una figura ottagonale con la scritta “STOP” significhi per quasi tutta l’umanità “fermarsi e dare la precedenza”, ed è proprio ques’aspetto d’universalità e immediata franchezza di concetto che interessa gli interventi in strada e più in generale il lavoro di Clet Abraham.

La segnaletica stradale è il fondo sul quale l’artista interviene applicandovi le sue opere: stickers adesivi disegnati e sagomati sulle specifiche silhouette di ogni singolo cartello che seppure manipolato, rimane sempre chiaramente intelligibile e non fuorviante per gli automobilisti.

UnTubo è lieto di ospitare in questa mostra, una selezione di cartelli modificati e realizzati dall’artista in varie parti del mondo. Tra gli adesivi che Abraham utilizza per spostare, modificare o interloquire con i suddetti cartelli, può capitare di trovarsi di fronte a cuori rossi o monete da un euro attraversati dalla freccia bianca su fondo blu che incanala i veicoli nella direzione obbligatoria; metafore opposte, come un punto interrogativo, al bivio tra materia e spirito, tra bene e male, o come la stilizzazione di Cristo – crocefisso sulle braccia della “T” che segnala la prossimità di una strada senza sfondo – che ci fa riflettere sul significato reale delle parole “fine e inizio”.

Riguardo all’intervento urbano, realizzato per ben due volte tra le vie del centro senese, alla sua esperienza nella città di Siena e al suo lavoro Clet Abraham si pronuncia così:

Cerco un dialogo con i luoghi, tento d’essere utile a situazioni stagnanti, vorrei che le persone riflettessero su quanto accade intorno a loro che fossero capaci di azzerarsi e guardare al presente; non si può pensare di evolvere limitandosi a conservare le cose fatte più di 700 anni fa; i miei interventi sono delle provocazioni che vorrebbero servire a far capire alla gente che l’arte è una cosa quotidiana che si deve incontrare, di cui si deve avere un’opinione reale e non pressappochista perchè l’arte, da sempre, oltre a rappresentarci mette a nudo anche delle cose scomode. Ad esempio per Siena ho pensato alla freccia d’obbligo che attraversa una moneta da un euro con ovvio riferimento alla crisi sociale, economica e finanziaria che la sta attraversando; cerco col mio lavoro di dare un valore aggiunto, un significato diverso a degli oggetti come dei semplici cartelli stradali che pur tempestandoli, hanno ben poco a che fare con la storicità dei nostri centri storici. Perché accettare le moderne insegne fatte di neon, il traffico caotico di pullman chilometrici che avvelena l’aria del centro come accade in Camollia e privare la città di interventi d’arte contemporanea di grandissimo livello come potevano esserlo la scala di Cildo Meireles all’orto dei Pecci o la scultura di Tony Cragg in Sant’Agostino? Io lavoro in strada perché questa è un’epoca dove la comunicazione è importantissima e la strada è della gente, così vado a dimostrare pubblicamente che l’autorità, soprattutto nei piccoli centri, non riesce ad accettare l’arte e quindi ad accettarmi, perché io parlo di problematiche diffuse che stanno sotto agli occhi di tutti ma che spesso vengono celate o messe a tacere perchè sono scomode ai giochi del potere; il potere cerca di proteggere se stesso. Si autoalimenta. L’autorità è più interessata a proteggere il proprio ruolo che a servire i cittadini e nei miei lavori io tento di dimostrarlo; la cultura e l’arte servono a porsi delle domande a fare delle riflessioni, la prima cosa che si deve togliere in un luogo che si è intenzionati a controllare dall’alto e magari in pochi sono proprio la cultura e l’arte, le libere espressioni, per questo si chiudono i musei e non si finanziano progetti culturali di qualità, apertura ed interesse internazionale: a Siena la fine delle Papesse o il naufragio del Santa Maria della Scala sono esempi lapalissiani di ciò che intendo dire”.

I cartelli stradali di Abraham perciò aggiungono un messaggio particolare ad una concezione tanto nota quanto diffusa come può esserlo la simbologia della cartellonistica stradale. Così, mentre si è in giro per le vie del centro, ci può capitare di incontrare la nota “P” blu e bianca che ci guida verso un parcheggio, trasformata nel mezzo volto rivelato di un teschio, un divieto di transito che diventa una gogna, o un “divieto di fermata” dall’effige di una bomba. E non tarda ad esplodere “la bomba Clet Abraham”: ogni qual volta l’artista interviene nel cuore di una città non ultimi il caso di Pistoia, Firenze, Livorno e Roma è subito tenzone; e l’esplosione diventa cronaca, com’è accaduto per la recente istallazione realizzata sui segnali stradali della città della Vergine. Infatti, a Siena gli adesivi di Clet Abraham hanno fatto e continuano a far discutere parecchio: L’immediata rimozione dell’intervento da parte dalle autorità competenti, non ha scoraggiato l’artista che grazie al sostegno di alcuni amici ed intellettuali residenti quali Riccardo Minetti, Alfonso Casella e Gaia Pasi, ha compiuto per la seconda volta l’istallazione e si è detto disponibile a ripeterla per una terza, se necessario, stavolta in pieno giorno a rischio d’arresto e al riguardo, sui giornali cittadini, ha rilasciato un commento chiarissimo delle sue intenzioni “chi la dura la vince perchè Siena si merita di contare nel presente come nel passato di aggiornare la sua posizione ed importanza culturale all’oggi, per trovarsi ancora in prima fila nel futuro”.

In capitali Europee come Barcellona, Parigi, Berlino ma anche nella stessa Milano (dove l’artista ha appena concluso con successo una mostra personale in una galleria d’arte), Abraham ha ricevuto menzioni di plauso, riconoscimenti e molta attenzione da parte di collezionisti, addetti ai lavori, musei e stampa di settore. Questo dimostra l’arretratezza del livello culturale di Siena dove gli interventi realizzati sono stati rimossi quasi subito. Nonostante ciò, grazie alla loro presa sul tessuto sociale ed urbano, questi lavori sono riusciti ad incuriosire la gente e a smuovere la stampa quindi ad aprire un dialogo intelligente, pacifico e condiviso sulla cultura e più precisamente sull’arte contemporanea, tra istituzioni, cittadinanza e liberi professionisti, cosa questa, che non accadeva più da molti anni in città, malgrado la recente candidatura di Siena a Capitale della Cultura Europea 2019.

Ma l’arte si sa è un’esigenza in primis dell’artista perciò Abraham continuerà ad uscire di notte e a compiere raid sui cartelli delle nostre città armato di adesivi e bicicletta continuerà a sfrecciare tra le vie a suo rischio e pericolo in cerca di punti strategici dove mettere in opera i suoi stickers: messaggi di presenza costante a tutto ciò che orbita intorno a noi, perché solo attraverso la partecipazione e la relazione si può accedere alle parti più recondite di noi stessi e nel contempo provare ad  entrare nel mondo dell’altro: “…cieco è chi non apre il suo cuore e non guarda il profondo degli occhi altrui che pur sono i suoi.”

CLET ABRAHAM(Quimper, Bretagna, Francia, 1966). Dopo aver compiuto gli studi all’Ecole des Beaux-Arts de Rennes e dopo aver collaborato con varie gallerie d’arte in Bretagna si trasferisce a Roma e in seguito a Firenze.

Sono famosi gli interventi di street art realizzati dal 2010 a oggi nelle capitali europee come Barcellona, Parigi, Berlino, Milano, che hanno fruttato all’artista numerosi riconoscimenti e notorietà nel mondo dell’arte contemporanea e sulla cronaca di settore internazionale.