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Date : 6 / feb / 2015
Time : 22
NGR.& CONS. 10 / STUDENTI&JAZZIT CARD 5

TRICATIEMPO 5tet

6 FEBBRAIO -TRICATIEMPO 5tet

Stefano Costanzo – batteria

Jack D’Amico – Fender Rhodes

Beppe Scardino – Sax Baritono

Davide Maria Viola – violoncello

Ron Grieco – basso

Tricare il tempo” in napoletano arcaico vuol dire “avere la calma per saper aspettare che le cose prendano la forma esatta”.

E’con questo approccio, quasi filosofico, che nel 2000 Stefano Costanzo dà vita al progetto Tricatiempo,costituito inizialmente da un duo di musica elettronica per poi trasferire il tutto in un live-set di impianto jazzistico nell’approccio improvvisativo, ma molto vicino,come sonorità, al post-rock e alla musica elettronica.

Basato tutto su numeriche ritmiche molto fitte e serrate che a volte “lottano contro” e altre volte assecondano melodie aleatorie ed eteree che attingono talvolta nella musica contemporanea.

Il “Tempo”dunque è il vero contenitore in cui i Tricatiempo si muovono come in un dedalo che ha talvolta le sembianze di Kronos (ritmico,fitto,mentale), e altre volte quelle di Aiôn (aleatorio,aperto,monodico).

Con Stefano Costanzo alla batteria, Marcello Giannini alla chitarra, Marco Pezzenati al vibrafono e Daniele Sorrentino al basso, con la partecipazione straordinaria di Luca Aquino alla tromba hanno da poco registrato il loro primo disco edito per Auand (etichetta pugliese di Marco Valente) e mixato negli U.S.A. da Roger Seibel (Tortoise, Pizzicato 5, Sun Ra).

Di recente hanno cambiato la loro formazione, infatti al fianco di Costanzo e Pezzenati si sono aggiunti Davide Maria Viola al violoncello, Luigi Di Nunzio al sax contralto.

Daniele Sorrentino viene sostituito invece da Renato Grieco al basso elettrico, contrabbasso ed elettronica.

Con l’eliminazione della chitarra elettrica, il gruppo abbandona quindi del tutto il lato jazz-rock ottenendo così un suono molto più vicino alla musica contemporanea, già presente come influenza nel gruppo (Anton Webern, Steve Reich, Morton Feldman, John Cage, Gyorgy LIgeti soprattutto) e allo stesso tempo addentrandosi ancora di più in un tipo di improvvisazione più “jazz” da un lato ma anche molto più oscuro e minimale dall’altro.