Blog Post

Novità / News
03 ottobre 2012

Federico Tozzi | Bestie | 3 ott 2012

|
0 Comment

Introduzione al lavoro dello scrittore Federico Tozzi e improvvisazione: letture, citazioni dei testi ed estratti dal libro BESTIE (1917) dell’autore senese, confronto/incontro tra “La fattoria degli animali” (1945) di George Orwell, al quale è ispirato il site specific “The Party Is Over” realizzato nella sala della musica di unTubo, dall’artista Opiemme. Interviene la prof.ssa Daniela Brogi.

Sottofondo musicale di Alva Noto e Ryuichi Sakamoto dall’album «Insen».

Proiezione del film “Con gli occhi chiusi” (1994) della regista Francesca Archibugi tratto dall’omonimo romanzo di Federico Tozzi, con Marco Messeri, Stefania Sandrelli, Laura Betti, Angela Molina, Sergio Castellitto, Debora Caprioglio, Fabio Modesti, Massimo Sarchielli, Margarita Lozano, Ornella Grassi, Paolo Triestino, Raffaele Vannoli, Riccardo Zinna, Gabriele Bocciarelli, Rocco Papaleo, Alessia Fugardi. Genere: Drammatico, durata 113 min. Girato in Italia, Francia, Spagna 1994.

 

[print_gllr id=1718]

 

Federico Tozzi – “Bestie” (1917)

Che punto sarebbe quello dove s’è fermato l’azzurro? Lo sanno le allodole che prima vi si spaziano e poi vengono a buttarsi come pazze vicino a me? Una mi ha proprio rasentato gli occhi, come se avesse avuto piacere d’impaurirsi così, fuggendo.
Che chiarità tranquille per queste campagne, che si mettono stese per stare più comode! Che silenzii là dall’orizzonte e dentro di me!
La strada per tornare a Siena è là. Vado.
Le case si facciano un poco a dietro, e quel mendicante non mi cada addosso. Almeno l’altro è seduto per terra! Dio mio, tutte queste case! Più in là, più in là! Arriverò dove trovare un poco di dolcezza!
Dio mio, queste case mi si butteranno addosso! Ma un’allodola è rimasta chiusa dentro l’anima, e la sento svolazzare per escire. E la sento cantare.
Verso il settentrione; dov’è di notte l’orsa, dove la luna non va mai!
Ora, se anche io t’amo così, o allodoluccia, vuol dire che tu puoi restare dentro la mia anima quanto tu voglia; e che vi troverai tanta libertà quanta non ne hai vista dentro l’azzurro. E tu, certo, non te ne andrai mai più.
Non fai né meno ombra!
Esciamo dalle strette delle case e dei tetti. La città si chiude sempre di più; le case sono sempre più vuote; e non vi troveremmo niente per noi.
Lasciamola qui, questa gente che metterebbe me al manicomio e te dentro una gabbia!
Sono le tue ali che tremano oppure è il mio cuore? Credo che sia passata la morte, in cerca non si sa di chi. Oh, ma la chiuderemo dietro qualcuno di questi cancelli, in uno di questi vicoli senza sfondo, insieme con la spazzatura! A Siena, ce ne sono di questi cancelli che nessuno apre mai, perché non servono più a niente; dalla parte di dietro a qualche orto che nessuno coltiva; di fianco a qualche palazzo disabitato.

[…]

Egli è tisico: con il viso giallo e incavato. Soltanto la punta del naso ha pavonazza e con qualche bitorzolo. Porta gli occhiali e dentro i suoi occhi pare che cada la cenere. Cammina a lunghi passi rigidi; smuovendo, secondo il piede, le spalle.
Ella si vergogna di mettersi una rosa! I suoi guanti sgualciti e sfondati, la sottana che le resta tra le gambe, il cappello ch’era stato di moda dieci anni prima, le scarpe con i tacchi storti.
Si conobbero a una birreria, accanto al pubblico passeggio, di domenica: i tavolini di pietra, rotondi, gli sgabelli di ferro verniciato, l’orchestrina stonata, diretta dal maestro calvo.
Si sposarono.
Non escono quasi mai insieme; ed ella è seguita da un canettaccio bastardo, spelacchiato e rattrappito, che dopo ogni trenta metri s’arresta per non cadere su le gambe di dietro.

[…]

Era dopo mezzanotte.
Ogni passo che facevo verso la mia casa pareva che mi troncasse le gambe. E dovevo arrivare a tutti i costi! Io non amavo più la donna che mi aspettava; e perciò, qualche volta, mi soffermavo con gli occhi fissi alle stelle, sentendomi doventar pazzo e cattivo. E già vedevo il tetto della casa, nell’ombra di otto cipressi, più suoi che miei perché niente mi pareva mio all’infuori della donna che non amavo.
La mattina dopo, avrei avuto la forza di andar via, perché il suo pessimo amore non corrompesse più il mio sangue? Per fortuna non l’avevo sposata, e non volevo più che la sua anima, falsa come due dei suoi denti, sebbene non m’avesse mai tradito, cercasse la mia quando sognavo l’amore che devastava tutta la mia anima. Mi pareva di durar fatica ad attraversare il chiaro di luna, così silenzioso, tra le ombre delle fronde e quelle delle cancellate dinanzi alle ville. Quando fui presso un pino, sentii un usignolo; io feci un grido, e poi gli tirai un sasso. Avessi avuto un fucile!

[…]

 

Proiezione del film “Con gli occhi chiusi” (1994) della regista Francesca Archibugi (Durata: 113 min.)

[print_gllr id=1745]

L’Archibugi l affronta il dramma attraverso uno dei maggiori romanzi d’uno scrittore italiano grande e singolare dell’inizio del secolo: Federico Tozzi, senese, portato anche dalla propria esperienza a una letteratura dei vinti, alla narrazione di personaggi segnati da destini strazianti e invincibili.

La storia è quella di un padre contadino arricchito con la trattoria che ha aperto a Siena e di un figlio totalmente incompreso dal genitore. L’uomo, volgare e violento, tiranneggia la moglie e i dipendenti.
Il figlio Pietro sembra innamorarsi di una contadinella, Ghisola, tanto da cercarla anche quando sarà diventato ventenne. La trova che si prostituisce e continua a non capire nulla di lei, come nel passato. Un po’ storia d’amore, un po’ bozzetto vernacolare, un po’ descrizione di un mondo in via di trasformazione. Efficace l’idea dell’animazione sonora, nei titoli di testa, dell’affresco del Buon Governo (1338/1339) del Lorenzetti, primo dipinto laico e con soggetto politico della storia dell’arte italiana.

 

Alva Noto + Ryuichi Sakamoto – Insen (2005)

[print_gllr id=1761]

Musicista, compositore e attore giapponese, acclamato pioniere delle contaminazioni tra musica tradizionale d’Orien­te e avanguardie elettroniche occidentali, Sakamoto è noto al grande pubblico per l’Oscar vinto nel 1987, con la colonna sonora del film “L’ultimo imperatore” di Bernardo Bertolucci. Sakamoto nei primi anni 2000 incontra Alva Noto, pseudonimo di Carsten Nicolai, musicista e artista visivo d’avanguardia che fin dall’inizio della carriera ha accompagnato i suoi brani a rappresentazioni visive, arrivando a esporre le sue installazioni nei luoghi sacri dell’arte di tutto il mondo, quali il Guggenheim di New York, il Museum of Modern Art di San Francisco la Tate Modern di Londra, La Nippon Telegrapgh and Telephone di Tokio e la Biennale di Venezia.

Da questo fortunato incontro nascono una serie di collaborazioni musicali e i lavori “VRIOON” (2002), “INSEN” (2005), “REVEP” (2005) “UTP” (2006) e l’ultimo disco “SUMMVS” (2011) titolo che evoca numerose associazioni e che combina la parola latina “summa” e la parola inglese “versus”, sintetizzando il processo creativo che si instaura tra i 2 artisti.

L’essenzialità è colta visivamente all’ascolto di questa musica, così inafferrabile e precisa ma allo stesso tempo viva e non esclusivamente metafisica. I paesaggi descritti dalla collaborazione fra Ryuichi Sakamoto e Alva Noto riescono ad interpretare le dualità del nostro tempo, i contrasti che creano un mondo. Dall’essenzialità giapponese alla ricerca visionaria tedesca, la fragilità del passato viene contrapposta alla durezza del nuovo mondo, creando nel nostro tempo un momento travolgente nel preciso istante d’incontro. Un viaggio nella possibilità paranormale che ci lega contemporaneamente a questo mondo e a all’altro, per vederne un altro ancora.

03 ottobre 2012

Federico Tozzi | Bestie | 3 ott 2012

|
0 Comment

Introduzione al lavoro dello scrittore Federico Tozzi e improvvisazione: letture, citazioni dei testi ed estratti dal libro BESTIE (1917) dell’autore senese, confronto/incontro tra “La fattoria degli animali” (1945) di George Orwell, al quale è ispirato il site specific “The Party Is Over” realizzato nella sala della musica di unTubo, dall’artista Opiemme. Interviene la prof.ssa Daniela Brogi.

Sottofondo musicale di Alva Noto e Ryuichi Sakamoto dall’album «Insen».

Proiezione del film “Con gli occhi chiusi” (1994) della regista Francesca Archibugi tratto dall’omonimo romanzo di Federico Tozzi, con Marco Messeri, Stefania Sandrelli, Laura Betti, Angela Molina, Sergio Castellitto, Debora Caprioglio, Fabio Modesti, Massimo Sarchielli, Margarita Lozano, Ornella Grassi, Paolo Triestino, Raffaele Vannoli, Riccardo Zinna, Gabriele Bocciarelli, Rocco Papaleo, Alessia Fugardi. Genere: Drammatico, durata 113 min. Girato in Italia, Francia, Spagna 1994.

 

[print_gllr id=1718]

 

Federico Tozzi – “Bestie” (1917)

Che punto sarebbe quello dove s’è fermato l’azzurro? Lo sanno le allodole che prima vi si spaziano e poi vengono a buttarsi come pazze vicino a me? Una mi ha proprio rasentato gli occhi, come se avesse avuto piacere d’impaurirsi così, fuggendo.
Che chiarità tranquille per queste campagne, che si mettono stese per stare più comode! Che silenzii là dall’orizzonte e dentro di me!
La strada per tornare a Siena è là. Vado.
Le case si facciano un poco a dietro, e quel mendicante non mi cada addosso. Almeno l’altro è seduto per terra! Dio mio, tutte queste case! Più in là, più in là! Arriverò dove trovare un poco di dolcezza!
Dio mio, queste case mi si butteranno addosso! Ma un’allodola è rimasta chiusa dentro l’anima, e la sento svolazzare per escire. E la sento cantare.
Verso il settentrione; dov’è di notte l’orsa, dove la luna non va mai!
Ora, se anche io t’amo così, o allodoluccia, vuol dire che tu puoi restare dentro la mia anima quanto tu voglia; e che vi troverai tanta libertà quanta non ne hai vista dentro l’azzurro. E tu, certo, non te ne andrai mai più.
Non fai né meno ombra!
Esciamo dalle strette delle case e dei tetti. La città si chiude sempre di più; le case sono sempre più vuote; e non vi troveremmo niente per noi.
Lasciamola qui, questa gente che metterebbe me al manicomio e te dentro una gabbia!
Sono le tue ali che tremano oppure è il mio cuore? Credo che sia passata la morte, in cerca non si sa di chi. Oh, ma la chiuderemo dietro qualcuno di questi cancelli, in uno di questi vicoli senza sfondo, insieme con la spazzatura! A Siena, ce ne sono di questi cancelli che nessuno apre mai, perché non servono più a niente; dalla parte di dietro a qualche orto che nessuno coltiva; di fianco a qualche palazzo disabitato.

[…]

Egli è tisico: con il viso giallo e incavato. Soltanto la punta del naso ha pavonazza e con qualche bitorzolo. Porta gli occhiali e dentro i suoi occhi pare che cada la cenere. Cammina a lunghi passi rigidi; smuovendo, secondo il piede, le spalle.
Ella si vergogna di mettersi una rosa! I suoi guanti sgualciti e sfondati, la sottana che le resta tra le gambe, il cappello ch’era stato di moda dieci anni prima, le scarpe con i tacchi storti.
Si conobbero a una birreria, accanto al pubblico passeggio, di domenica: i tavolini di pietra, rotondi, gli sgabelli di ferro verniciato, l’orchestrina stonata, diretta dal maestro calvo.
Si sposarono.
Non escono quasi mai insieme; ed ella è seguita da un canettaccio bastardo, spelacchiato e rattrappito, che dopo ogni trenta metri s’arresta per non cadere su le gambe di dietro.

[…]

Era dopo mezzanotte.
Ogni passo che facevo verso la mia casa pareva che mi troncasse le gambe. E dovevo arrivare a tutti i costi! Io non amavo più la donna che mi aspettava; e perciò, qualche volta, mi soffermavo con gli occhi fissi alle stelle, sentendomi doventar pazzo e cattivo. E già vedevo il tetto della casa, nell’ombra di otto cipressi, più suoi che miei perché niente mi pareva mio all’infuori della donna che non amavo.
La mattina dopo, avrei avuto la forza di andar via, perché il suo pessimo amore non corrompesse più il mio sangue? Per fortuna non l’avevo sposata, e non volevo più che la sua anima, falsa come due dei suoi denti, sebbene non m’avesse mai tradito, cercasse la mia quando sognavo l’amore che devastava tutta la mia anima. Mi pareva di durar fatica ad attraversare il chiaro di luna, così silenzioso, tra le ombre delle fronde e quelle delle cancellate dinanzi alle ville. Quando fui presso un pino, sentii un usignolo; io feci un grido, e poi gli tirai un sasso. Avessi avuto un fucile!

[…]

 

Proiezione del film “Con gli occhi chiusi” (1994) della regista Francesca Archibugi (Durata: 113 min.)

[print_gllr id=1745]

L’Archibugi l affronta il dramma attraverso uno dei maggiori romanzi d’uno scrittore italiano grande e singolare dell’inizio del secolo: Federico Tozzi, senese, portato anche dalla propria esperienza a una letteratura dei vinti, alla narrazione di personaggi segnati da destini strazianti e invincibili.

La storia è quella di un padre contadino arricchito con la trattoria che ha aperto a Siena e di un figlio totalmente incompreso dal genitore. L’uomo, volgare e violento, tiranneggia la moglie e i dipendenti.
Il figlio Pietro sembra innamorarsi di una contadinella, Ghisola, tanto da cercarla anche quando sarà diventato ventenne. La trova che si prostituisce e continua a non capire nulla di lei, come nel passato. Un po’ storia d’amore, un po’ bozzetto vernacolare, un po’ descrizione di un mondo in via di trasformazione. Efficace l’idea dell’animazione sonora, nei titoli di testa, dell’affresco del Buon Governo (1338/1339) del Lorenzetti, primo dipinto laico e con soggetto politico della storia dell’arte italiana.

 

Alva Noto + Ryuichi Sakamoto – Insen (2005)

[print_gllr id=1761]

Musicista, compositore e attore giapponese, acclamato pioniere delle contaminazioni tra musica tradizionale d’Orien­te e avanguardie elettroniche occidentali, Sakamoto è noto al grande pubblico per l’Oscar vinto nel 1987, con la colonna sonora del film “L’ultimo imperatore” di Bernardo Bertolucci. Sakamoto nei primi anni 2000 incontra Alva Noto, pseudonimo di Carsten Nicolai, musicista e artista visivo d’avanguardia che fin dall’inizio della carriera ha accompagnato i suoi brani a rappresentazioni visive, arrivando a esporre le sue installazioni nei luoghi sacri dell’arte di tutto il mondo, quali il Guggenheim di New York, il Museum of Modern Art di San Francisco la Tate Modern di Londra, La Nippon Telegrapgh and Telephone di Tokio e la Biennale di Venezia.

Da questo fortunato incontro nascono una serie di collaborazioni musicali e i lavori “VRIOON” (2002), “INSEN” (2005), “REVEP” (2005) “UTP” (2006) e l’ultimo disco “SUMMVS” (2011) titolo che evoca numerose associazioni e che combina la parola latina “summa” e la parola inglese “versus”, sintetizzando il processo creativo che si instaura tra i 2 artisti.

L’essenzialità è colta visivamente all’ascolto di questa musica, così inafferrabile e precisa ma allo stesso tempo viva e non esclusivamente metafisica. I paesaggi descritti dalla collaborazione fra Ryuichi Sakamoto e Alva Noto riescono ad interpretare le dualità del nostro tempo, i contrasti che creano un mondo. Dall’essenzialità giapponese alla ricerca visionaria tedesca, la fragilità del passato viene contrapposta alla durezza del nuovo mondo, creando nel nostro tempo un momento travolgente nel preciso istante d’incontro. Un viaggio nella possibilità paranormale che ci lega contemporaneamente a questo mondo e a all’altro, per vederne un altro ancora.